Luglio 28, 2025

Plastica e futuro: un’opportunità per l’Italia, non solo una sfida

Il nuovo Rapporto Strategico sul ruolo della plastica nell’industria italiana, pubblicato da The European House Ambrosetti – TEHA Group con il contributo di Unionplast e in collaborazione con realtà come COREPLA, Federazione Gomma Plastica, Federchimica, Amaplast e, da quest’anno, anche IPPR, restituisce un quadro puntuale e aggiornato di un settore che continua a generare valore, occupazione e innovazione per il Paese.

Nel 2023 la filiera della plastica ha prodotto oltre 58 miliardi di euro di fatturato e ha occupato circa 164.000 lavoratori, superando in termini occupazionali il comparto automobilistico. L’Italia è oggi seconda in Europa per valore generato e prima per numero di imprese attive nella trasformazione e lavorazione della plastica.

Ma a questo peso economico non sempre corrisponde un contesto normativo favorevole. Le imprese si confrontano con una pressione regolatoria crescente, descritta nel rapporto come un autentico “tsunami normativo”, che rischia di frenare competitività e investimenti. Proprio per questo Unionplast ha scelto di contribuire attivamente alla costruzione di un’analisi capace di proporre soluzioni concrete e misurabili, in un’ottica di rilancio sostenibile della filiera.

Un elemento centrale del rapporto è il ruolo strategico del riciclo. Secondo le proiezioni, investimenti mirati potrebbero permettere all’Italia di riciclare entro il 2040 fino al 45% della plastica necessaria per la produzione interna. Oltre al riciclo meccanico, sarà fondamentale sviluppare il riciclo chimico, in grado di trattare rifiuti più complessi, e valorizzare al massimo il riutilizzo di materie prime all’interno di una filiera sempre più circolare. Il potenziale è enorme, ma servono visione, risorse e semplificazione burocratica.

Tra le proposte avanzate, una riguarda il riconoscimento normativo del metodo mass balance, oggi considerato essenziale per promuovere il riciclo chimico. Si tratta di un sistema che consente di calcolare e attribuire in modo trasparente quanta materia prima riciclata è contenuta nei prodotti finali, anche quando i processi di produzione miscelano materiali vergini e riciclati. Un approccio già usato in altri settori, come quello dei biocarburanti, e cruciale per garantire trasparenza e affidabilità nei processi industriali.

Lo studio individua quindici azioni prioritarie per accompagnare questa trasformazione, tra cui la semplificazione delle autorizzazioni per nuovi impianti, incentivi per chi utilizza plastica riciclata, una riforma del sistema di responsabilità dei produttori e una vera strategia nazionale per la plastica, capace di guidare la transizione a livello di distretti industriali.

Un altro dato significativo riguarda l’export: nel 2024 il settore ha esportato beni per circa 25 miliardi di euro, pari al 4,2% dell’export manifatturiero italiano. Oltre due terzi delle esportazioni sono destinate al mercato europeo, confermando l’importanza dell’integrazione con l’UE per la competitività delle nostre imprese.

Il rapporto evidenzia anche quanto il settore sia in grado di generare valore per l’intera economia. Ogni 100 euro investiti nella filiera della plastica se ne generano oltre 200 lungo tutta la catena produttiva e dei servizi collegati. Non investire, al contrario, potrebbe avere conseguenze gravi: secondo lo scenario elaborato da TEHA, senza interventi a sostegno della filiera l’Italia rischierebbe di perdere fino a 4,7 miliardi di euro di valore aggiunto e 55.000 posti di lavoro entro i prossimi anni.

Il messaggio finale è chiaro: la plastica può essere parte della soluzione alle sfide ambientali, a patto che venga gestita con lungimiranza, innovazione e regole chiare. Il futuro della filiera passa dalla capacità di coniugare sostenibilità e competitività.